Guai a prenderlo sottogamba!
Guai a sottovalutare il diabete di tipo 2. Se non è seguito con attenzione da un paziente bene informato e dallo specialista, genera complicanze agli occhi e ai reni e moltiplica i rischi di ictus, ischemie e infarti.
Il diabete di tipo 2 forse proprio per la sua frequenza (4 milioni di persona in Italia) è spesso sottovalutato. Molte persone affermano di avere 'un po' di diabete'. Non si è 'un po' diabetici' così come non si è 'un po' in gravidanza'. Il diabete di tipo 2 anche in fase iniziale anche se non produce enormi alterazioni della glicemia moltiplica da subito i rischi di complicanze assai temute.
La persona con diabete di tipo 2 perde gradatamente la capacità di controllare la quantità di zucchero nel sangue (glicemia).
Avere costantemente troppo zucchero nel sangue (iperglicemia) non solo provoca in misura più o meno grave danni anche fatali ai reni, alla retina e al sistema nervoso periferico, moltiplica anche per 2, 4 o 10 volte i rischio di sviluppare quasi tutte le malattie e gli eventi più comuni e più comuni dell'età adulta: ictus, ischemie, infarti e scompenso cardiaco.
Immaginiamo una 'patente a punti': ogni ora passata in iperglicemia è un punto in meno. Nessuna persona con diabete riesce a non essere mai in iperglicemia. La malattia poi tende gradatamente ad aggravarsi indipendentemente dalla terapia. Lo scopo del gioco quindi è rallentare il declino e perdere' meno punti possibile nell'arco della vita.
Come? Fondamentale è l'esercizio fisico. Magari solo poche ore ma ogni settimana con costanza e cercando il massimo sforzo possibile. Altrettanto fondamentale è una alimentazione sana, variata e moderata Se mancano queste basi nessuna terapia potrà avere un successo completo. "L'esperienza che ho fatto nell'assistenza a bambini e ragazzi con diabete dimostra la assoluta necessità di incontri frequenti con lo specialista affiancati da una consulenza dietologica e educativa", spiega il professor Chiumello.
Lo specialista, secondo l'endocrinologo milanese, è necessario perché oggi la Medicina mette a disposizione diverse classi di farmaci che possono essere prescritte in fasi e combinazioni differenti. Eccone un breve riassunto.
Insulina l'ormone che mancava
La terapia sostitutiva con insulina è sicuramente la soluzione più efficace (e nel diabete di tipo 2 potrebbe essere prescritta anche solo per periodi relativamente brevi). La tecnologia oggi consente di ridurre al minimo i fastidi legati alle assunzioni dell'ormone e al controllo dei suoi effetti. Resta però la necessità di una attenzione continua da parte del paziente.
Metformina: squadra che vince non si cambia
Tra i farmaci orali la metformina è il più 'vecchio' e ancora tra i più validi: potenziando l'efficacia dell'insulina residua, riduce l'iperglicemia e contribuisce anche a mantenere il peso. Non ha quasi effetti collaterali. Di rado è sufficiente da sola (in monoterapia): più spesso è affiancata ad altri farmaci.
Acarbosio: un aiuto per digerire lentamente
Rallenta l'assorbimento intestinale degli zuccheri, riducendo i picchi iperglicemici post prandiali. Da solo serve a poco ma può essere utile per le persone che non possono o non riescono a organizzare pasti sani a basso indice glicemico (ad esempio con farine integrali o accompagnate da molta frutta e verdura).
Sulfaniluree e glinidi: le vecchie signore un po' decadute
Queste molecole (glibenclamide, glimepiride, gliclazide, ecc.) stimolano le cellule beta del pancreas a produrre una maggiore quantità di insulina sono state oggi superate dalle terapie di nuove generazione. Efficaci sul breve termine possono aumentare il peso e interagiscono con altre terapie. Lo stesso discorso vale anche per le glinidi.
Pioglitazone: alternativa 'moderna' alla metformina
Per decenni i diabetologi hanno dovuto costruire le loro terapie con le tre tipologie sopra indicate. Poi finalmente i colossali investimenti in ricerca hanno dato i loro frutti. La famiglia dei glitazoni aumenta l'efficacia dell'insulina più della metformina e avendo una lunga durata d'azione possono essere assunti solo una volta al giorno. Hanno anche un effetto sul colesterolo buono. Possono però far aumentano il peso.
Gliptine: salvate il soldato GLP-1
Nel nostro corpo c'è un ormone utilissimo: il GLP-1 che prepara l'organismo a metabolizzare nel modo migliore i carboidrati. Purtroppo la persone con diabete ne produce poco e per breve tempo. Colpa di un enzima che lo distrugge: il DPP-4. Gli inibitori del DPP-4 permettono al GLP-1 di restare in circolo più a lungo. Riducono la glicemia senza praticamente alcun effetto avverso. Simili risultati (con un effetto importante sul dimagrimento) si possono raggiungere assumendo il famoso GLP-1 o meglio i suoi analoghi, purtroppo però per farlo occorre una iniezione.
SGLT-2: reni al lavoro
La classe di farmaci più recente aiuta il rene a espellere il glucosio presente nel sangue. Un approccio semplice ed efficace (anche se l'eccesso di glucosio nella vescica e nell'uretra favorisce infezioni genitali e alle vie urinarie). Questi farmaci hanno un effetto diuretico che modera la pressione e riduce il peso.
Le opzioni terapeutiche a disposizione si sono quindi moltiplicate perché questi farmaci vanno spesso usati in combinazione fra di loro, sulla base dell'evoluzione della malattia e soprattutto seguendo lo stile di vita e le esigenze della persona con diabete.