Che sia 'colpa' della tiroide?

Stanchezza, diminuzione della concentrazione e del rendimento fisico, lievi fastidi, aumenti di peso possono essere causati a ogni età dall'ipotiroidismo. Curarlo è facile e la terapia è risolutiva.

Stanchezza, perdita di memoria, depressione, sonnolenza, stitichezza. Siamo sicuri che questi sintomi siano inevitabili conseguenze dello stress o dell'età? Non sempre è così. Nelle persone che lamentano questi sintomi una visita specialistica e semplici esami del sangue potrebbero dimostrare la presenza di un ipotiroidismo. Le patologie della tiroide sono i più comuni disturbi endocrini particolarmente nella maturità e negli anziani: infatti sopra i 65 anni è presente in circa il 10% delle donne e 6% degli uomini. Se in età pediatrica e nel giovane adulto i sintomi sono spesso evidenti e specifici, nella persona matura o anziana l'ipotiroidismo (minore produzione o minore efficacia degli ormoni tiroidei) è spesso lento e molto graduale e può manifestarsi in forma lieve, subclinica.
"I sintomi classici di una tiroide che non funziona sono spesso attribuiti un po’ frettolosamente all'età", afferma l’endocrinologo professor Giuseppe Chiumello, "lo stesso paziente, così come le persone che gli sono vicine, a volte lo stesso medico generalista considerano inevitabili e 'naturali' una serie di deficit e problemi che limitano e peggiorano la qualità della vita dell'anziano".
"Una delle meraviglie della nostra epoca", riflette il professor Chiumello, per decenni docente nella Facoltà di Medicina dell’Università di Milano e dell'Università San Raffaele, "è proprio questa generazione di anziani, a volte grandi anziani, da sempre correttamente alimentati che assistiti da appropriate terapie preventive, riescono a mantenere molto a lungo un buono stato cardiovascolare e immunitario. L'immaginario collettivo è però diverso e continuiamo a dare per scontato che 'da vecchi' si possa essere stanchi, smemorati, poco reattivi e abbattuti. Non è affatto vero. Ho avuto il piacere di vedere persone mature e anziane rifiorire, semplicemente affrontando e riequilibrando gli ormoni tiroidei".

La diagnosi dell'ipotiroidismo

Controllare la concentrazione degli ormoni tiroidei nel sangue è molto facile. Basta un normale esame del sangue che può essere prescritto isolatamente o associandolo ad altri esami di routine. " Anche nelle persone che stanno bene consiglio di controllare gli ormoni tiroidei ogni 3-5 anni e quando qualcosa cambia nella propria vita o nelle condizioni di salute e perfino di umore", afferma l’endocrinologo di Milano. L'ipotiroidismo può verificarsi nei pazienti che assumono litio, probabilmente perché il litio inibisce il rilascio degli ormoni da parte della tiroide e può inoltre presentarsi nei pazienti che assumono amiodarone o altri farmaci contenenti iodio, nei soggetti che assumono interferone-alfa e nei pazienti oncologici che assumono inibitori della tiroide.
Quali sintomi ricordare? Debolezza muscolare e facile affaticamento, temperatura corporea bassa (si diventa ‘freddolosi’), facile sonnolenza, umore depresso. Si tende a ingrassare, le mestruazioni si fanno irregolari, si soffre spesso di crampi anche a riposo. Potrebbe, se non presente, sopraggiungere la menopausa.
I risultati degli esami del sangue vanno però interpretati con attenzione e se necessario completati da una semplice ecografia alla tiroide. «Nell'anziano di rado noi specialisti vediamo palesi squilibri", sottolinea il professor Chiumello, "la diagnosi e soprattutto una corretta terapia richiedono una visione completa dello stato di salute del paziente, attenzione ed esperienza".

La terapia

Dal punto di vista del paziente ristabilire l'equilibrio ormonale è semplice. Come avviene spesso in endocrinologia, la terapia è sostitutiva. Si assume per via orale in la tiroxina ogni giorno lontano da i pasti. È importante non dimenticare mai la somministrazione e non variare la terapia prescritta dal medico.
Definire la dose di partenza e i 'target', cioè i livelli che si vogliono raggiungere, non è facile. La terapia andrà iniziata a dosi ridotte via via aumentate, fino ad arrivare al livello che – confermato dai dosaggi di TSH e FT3 e FT4 effettuati a intervalli ravvicinati – si ritiene appropriato, il cosiddetto ‘target’.
Bisogna considerare oltre alla causa dell'ipotiroidismo, l'età del paziente, il genere, il peso (soprattutto la massa grassa) e il contesto clinico generale, in particolare il rischio o la presenza di patologie cardiache.
Dosi troppo basse potrebbero avere scarsi effetti e viceversa dosi eccessive di ormone tiroideo assunte per lungo tempo possono aggravare condizioni molto frequenti nell'anziano quali una fibrillazione atriale o l'osteoporosi. E’ opportuno quindi iniziare da dosaggi bassi gradualmente aumentati considerando sempre lo stato generale del paziente e il suo equilibrio ormonale dopo 4-6 settimane.
Una volta trovato il dosaggio ideale i risultati sono significativi. Nella stragrande maggioranza dei pazienti i sintomi scompaiono e si registra un netto miglioramento dell'umore, della memoria, della reattività, una riduzione del peso e cosa molto importante una diminuzioni di molti fattori di rischio cardiovascolare.

È possibile però che, con l'andare del tempo, per il processo naturale di invecchiamento, compaiano altre patologie o le terapie possano alterare l'equilibrio ormonale.
È quindi necessario prevedere almeno ogni anno un esame del sangue e incontri periodici con lo specialista. "La terza età non è affatto un periodo tranquillo", conferma il professor Giuseppe Chiumello, "è una fase caratterizzata da importanti e spesso improvvisi cambiamenti nello stile di vita e nello stato di salute generale. Per certi versi", sorride, "ricorda più l'adolescenza che l'età matura".