Perché chiedere
una seconda opinione

Quando si tratta di condizioni e malattie croniche è comprensibile chiedere a uno specialista la conferma di una diagnosi o di una terapia, specialmente quando ci si trova di fronte a una malattia particolarmente impegnativa che richiede una terapia di lungo termine.

È opportuno che i pazienti concordino con il medico di fiducia la decisione di chiedere un altro parere, avendo a disposizione la documentazione degli accertamenti fatti in precedenza, per dare allo specialista l’opportunità di scambiare con il curante tutte quelle informazioni utili per arrivare a una decisione definitiva. Il contatto tra lo specialista consultato e il medico di fiducia è estremamente utile se non addirittura indispensabile: dal dialogo e dal confronto nasce spesso una risposta ancora più appropriata alle necessità del paziente.

L’assistenza medica in Italia è eccellente e da tempo l’adozione delle Linee Guida Internazionali ha allineato al livello più alto la qualità delle diagnosi e delle terapie. In teoria le risposte che si ottengono nella struttura più decentrata sono appropriate quanto quelle che si otterrebbero nel Centro più conosciuto.
Le Linee Guida lasciano però un certo margine di decisione: quando intervenire, quando iniziare o terminare una terapia, quali dosaggi dei farmaci da somministrare. Si può optare per un atteggiamento più prudente e ridurre le dosi così come rimandare l'inizio o anticipare la sospensione di un trattamento. Rimane quindi un certo spazio di interpretazione legata all’esperienza del professionista. Alcuni esempi:

  • nel caso nel caso dell'obesità, ci si trova spesso perplessi di fronte alla proposta di 'medicalizzare' cioè trattare con farmaci, quando la situazione può ancora evolvere o essere corretta più efficacemente agendo sugli stili di vita della famiglia;
  • nel deficit staturale, occorre decidere se ritardare l’inizio della maturazione puberale per ottenere un miglioramento della prognosi dell’altezza definitiva
  • quando si tratta di diagnosi molto impegnative (pensiamo alle patologie genetiche) o di terapie che dovranno essere fatte per tutta la vita (come nel caso del diabete di tipo 1) o per lungo tempo (come del deficit dell'ormone della crescita o delle tiroiditi).

Ancora più importante è l’aspetto psicologico è importante è chiarire i vari aspetti e rassicurare il paziente in modo che possa riacquistare la serenità e specialmente la convinzione necessarie per gestire correttamente la malattia.

Alla fine di questo percorso fondamentale è la comunicazione con il medico di fiducia, quasi indispensabile per poter affrontare insieme il problema e la sua soluzione.